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sabato 1 dicembre 2012

Un approfondimento sulle argomentazioni politiche a sostegno delle tasse sulle transazioni finanziarie.


Andiamo per gradi cercando di identificare l'indirizzo politico che domina le scelte di politica fiscale all'interno dell'Unione Europea.

Un'interpretazione generosa è legata al fatto che la politica non si fida delle stime ed analisi degli economisti, e considera una TTF più fattibile di quanto si pensi comunemente. La creazione dell'euro sotto molti aspetti può dar ragione alla politica. È pur vero che i governi dell'America Latina, e in particolare le autorità brasiliane e argentine, hanno avuto successo nel generare maggior gettito dall'introduzione di tasse sui prelievi bancari o sulle transazioni all'estero (una versione alternativa alle TTF) di quanto la maggior parte degli economisti avesse ritenuto possibile. Difficile esprimere una valutazione corretta degli effetti sulla crescita di lungo periodo registrata in America Latina. Dire se questo approccio abbia portato dei vantaggi è difficile, in quanto se si considerassero opportunamente i mancati introiti per il fisco legati ad una contrazione del PIL si otterrebbe un risultato fiscale per lo meno dubbio. L'attuale situazione Argentina è l'esempio più evidente.

L'interpretazione che privilegia la componente demagogico populista è che gli europei siano giunti alla conclusione che i vantaggi legati al consenso politico di una TTF siano maggiori dei suoi difetti economici. Dopo tutto, è palese che una TTF goda di un naturale consenso popolare tale da non poter essere fermato nemmeno dalle potenti lobby finanziarie. Si potrebbe condividere questa idea, non fosse per il fatto che tale tassa determinerebbe effetti così negativi nel lungo periodo da risultare penalizzanti anche in chiave di consenso.

Vi sono anche interpretazioni più ciniche. Forse opinion leader e detentori del potere hanno notato che virtualmente il livello di tassazione in Europa è a livelli molto alti. Quindi, piuttosto che finanziare le istituzioni europee attraverso maggiori contribuzioni come attualmente in essere, si ricerca il consenso attraverso nuove fonti di reddito per il fisco. C'è anche la possibilità che la TTF realisticamente non vedrebbe mai la luce a causa delle forti divergenze in seno all'Europa, e semplicemente i proponenti vogliono speculare sul consenso generato da una proposta fortemente popolare, anche se consapevoli dei reali effetti negativi.

Le ragioni per avercela con i finanzieri sono indiscutibili, e c'è bisogno di un vero cambiamento nel modo in cui operano. Ma la TTF, nonostante il suo nobile lignaggio intellettuale, non è la soluzione ai problemi ma solo un modo gradito all'opinione pubblica di perseverare negli errori di indirizzo politico unito ad un'ulteriore perdita di competitività e crescita da parte di chi sceglierà di applicarla.

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